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Lunedì, 06 March 2017 14:24

Siti d'interesse

Montalcino

1) Le antiche mura
a) Porta Cerbara (Cervara)
b) Porta al Cassero
c) Porta al Cornio (LO)
d) Porta Burelli o Murelli
e) Porta Castellana
f) Porta Gattoli
2) La fortezza
3) Palazzo Pieri
4) La chiesa e l'ex Convento di Sant' Agostino
5) Chiesa di Sant' Antoniao Abate
6) Chiesa del Corpus Domini
7) Palazzo Vescovile
8) Il Duomo
9) Santuario della Madonna del Soccorso
10) Scrittoio di Vincenzo Tamagni
11) Chiesa di Sant Maria delle Grazie
12)  Convento di San francesco
13) Chiesa dei Bianchi e della Misericordia
14) Chiesa di San Pietro
15) Palazzo Comunale
16) Le Logge
17) Teatro degli Astrusi
18) Chiesa di San'Egidio
19) Chiesa di Santa Croce

 

San Giovanni d'Asso

Castello di San Giovanni d'Asso

Il Castello di San Giovanni d'Asso è un complesso architettonico formato da tre corpi di fabbrica originati dall'unione di altre costruzioni innalzate nel corso dei secoli e che racchiudono un cortile al loro interno. I materiali impiegati sono la pietra calcarea e, soprattutto, il mattone.
I periodi costruttivi risultano essere stati quattro: dalla metà del 1100 al 1230 circa, dalla metà del 1200 agli inizi del 1300, dai primi del 1300 alla metà del 1400 e dalla metà del 1400 al 1900.
La parte più antica del complesso è costituita dal blocco, di forma pressochè quadrata, posto a Nord-Est.
Questa costruzione ha inglobato la prima torre originaria, oggi del tutto scomparsa, che si trovava all'altezza del Pozzo di Piazza. Questo fabbricato, sulla facciata Ovest presenta delle monofore e delle bifore con arco affrescato.

La parte a Sud, costruita successivamente (con torretta esagonale, camminamento di ronda e merlatura) è raccordata a quella Nord da due corpi di fabbrica posti sul lato Ovest e che presentano, nella facciata occidentale, i finestroni archiacuti del grande salone e cinque bifore con colonette di travertino, mentre, a piano terra, vi sono delle monofore.
È questa una parte del castello edificata o ristrutturata al tempo dei Petroni (secoli XIV-XV).

Cortile del Castello

L'interno comprende un ampio vano seminterrato, voltato e con grossi archi, molto suggestivo; sulle pareti si rilevano tracce di pitture degli inizi del trecento riproducenti una decorazione a formelle quadrilobate policromate, drappi di vaio e superiormente un fregio con vaso di fiori e uccelli; lo stesso motivo di "medaglioni" quadrilobati si trova al piano superiore presso l'ex forno. Sulla volta del lungo corridoio che porta al detto vano si notano resti di pitture riproducenti racemi verdi e fiori rossi stilizzati (secolo XIV).
Nel bel salone soprastante si trovano un lavabo di pietra serena e un caminetto di travertino.
Sulle pareti sono dipinti tre stemmi di esponenti della famiglia Pannillini e delle relative consorti (fine secolo XVI - inizi secolo XVII); uno di questi potrebbe essere stato affrescato da un pittore della cerchia di Ventura Salimbeni; anche il fregio a grottesca che corre in alto, sotto il soffitto, è attribuibile alla fine del Cinquecento.
Nel salone Sud dell'ultimo piano si trovano ancora pitture geometriche dei secoli XIV-XV.
Il cortile è ornato, sul lato Ovest, da un portico con sovrastante terrazza (secolo XV e metà secolo XVI) e vi si accede attraverso l'ingresso principale del castello costituito da un bel portone (ancora con l'infisso originale) sormontato da un caratteristico arco senese.

Pieve di Santa Maria

Si trova a Pava.

Era una delle diciannove pievi contese nel Medioevo fra le diocesi di Siena e di Arezzo. Probabilmente vi fu trasferito il titolo di pieve dalla chiesa di San Pietro, sorta nei secoli IV-V presso il vicus romano di Pava.
La facciata cui si accede da una piccola scalinata addossata alla vecchia canonica è molto semplice, in bozze di travertino e laterizi; il portale archivoltato, privo di ornamentazione plastica, è arricchito da una frammentaria lunetta a fresco, forse del primo Trecento, raffigurante la "Madonna col Bambino e due santi".
Il paramento murario laterale è in bozze di travertino. Recuperata dopo decenni di abbandono, è oggi di proprietà privata.
Dal 2004 sono iniziati gli scavi archeologici delle vecchia pieve posizionata a poche decine di metri dalla chiesa attuale che hanno portato alla luce reperti interessanti tra cui un tesoretto di 26 monete ora esposte nei saloni del Castello Comunale di San Giovanni d’Asso.

Grancia di Montisi

Nell'anno 1295 Simone dei Cacciaconti, Signore di Montisi, per atto di ultima volontà lascia all'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena i suoi possedimenti in Montisi.
Nel secolo successivo l'Ospedale costruisce, al limite occidentale del borgo, un fortilizio con alta torre merlata, organizzato ad uso di "Grancia", ossia edificio adibito a custodia dei prodotti delle terre di proprietà.

Nel 1775 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo ordina la vendita dei beni dell'Ospedale, compresa la Grancia di Montisi, che viene acquistata nel 1778 da Jacopo Mannucci Benincasa, pervenendo così alla famiglia che tuttora la detiene.
Durante l'ultima guerra mondiale, nel giugno del 1944, la bella torre della Grancia viene minata alla base ed interamente distrutta.
All'interno della Grancia nell’800 era stato creato un piccolo teatro che recentemente è stato ristrutturato e riportato agli antichi splendori.
Oggi con soli 58 posti è uno dei teatri più piccoli d'Italia.

Chiesa della Madonna della Neve

Anticamente "Chiesa della Vergine della Torricella", si trova a Montisi.

La chiesa fu edificata sul suolo di proprietà dello Spedale di Santa Maria della Scala per volere della Comunità e fu consacrata dal vescovo di Pienza nel 1649.
Sorse intorno ad una immagine sacra molto venerata, una "Madonna col Bambino benedicente", affresco del Trecento, molto ridipinto, oggi sull'altare maggiore racchiuso entro un dipinto su tela del primo Seicento.
La facciata è in cotto con colonne e timpano triangolare con lo stemma dello Spedale senese e, sotto la cornice, quello della Comunità di Montisi.

Chiesa di San Pietro in Villore

Si trova nell'abitato di San Giovanni d'Asso.

L'impianto è a una sola navata con abside semicircolare e copertura con volte a crociera, sostenute da un arco trasversale impostato su semipilastri.
Frutto di un ripristino del XX secolo è il campanile a vela.
La cripta è divisa in quattro piccole navate di tre campate.
La facciata ha la parte superiore in cotto, coronata da un ricorso di mattoni disposti a dente di sega, sorretto da mensolette.
La parte inferiore è scandita da cinque arcatelle; nella centrale, più ampia, è contenuto il portale nella cui lunetta è inserito un frammento scultoreo altomedievale.
I piccoli capitelli delle semicolonne che sorreggono le arcate sono decorati con motivi antropomorfi e geometrici.
Anche l'abside mostra una ricchissima decorazione plastica. Di notevole pregio la piccola cripta sottostante

Lucignano d'Asso

Nonostante la vicinanza alle grandi mete turistiche del Centro Italia, Lucignano d'Asso ha saputo conservare non solo l'aspetto ma anche l'atmosfera di un'epoca passata, spesso rimpianta e forse anche idealizzata. Il paesino consta di due vie e due chiese, poche case, una vecchia bottega, la casa nobiliare con il giardino curato, l'antica fontana.

Tutt'attorno, l'oceano mosso delle Crete; e a definire il rapporto tra terra e cielo, l'imponente sagoma del Monte Amiata, vulcanica fonte delle acque termali che sgorgano in molte località delle vicinanze.

Abitato già in epoca romana, Lucignanum Longassum assunse la sua forma definitiva nel Medioevo, entrando a far parte del contado senese e per ciò costretto a pagare un tributo straordinario per far fronte agli ingenti debiti che Siena si era accollata per la guerra contro Firenze.
Nel 1318 il castello apparteneva ai Tolomei, ma un documento del 1485 rivela che già in quella data Lucignano era di proprietà degli "eredi di Agnolo di Niccolò di Piccolomo Piccolomini", una delle famiglie che segnarono con il loro nome numerose tappe della storia sociale e religiosa d'Italia.

Pieve dell'Assunzione di Maria

Anticamente "Pieve dell'Assunta", si trova a Montisi.

Fu ricostruita all'interno con lavori che hanno alterato il suo carattere primitivo.
Conserva preziose opere d'arte: il "Crocifisso" su tavola di un pittore senese della prima metà del Trecento d'influenza duccesca, purtroppo molto frammentario e la grande pala d'altare di Neroccio di Bartolomeo de' Landi (Siena 1447-1500) raffigurante la "Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Giacomo, Pietro e Lodovico", firmata e datata 1496.
La predella a tre scomparti con "Episodi della vita di San Sebastiano" e la "Crocifissione", finora ritenuti parte della pala rinascimentale di Neroccio, invece ad essa non pertinenti, sono oggi esposti nel Museo Diocesano di Pienza.

Pieve di San Giovanni Battista

È la chiesa principale di San Giovanni d'Asso.

Risale all'inizio del Trecento, quando la famiglia dei Petroni la dotò di preziose reliquie e di opere d'arte.
Nel 1639 i Pannilini, subentrati nel patrocinio della chiesa, eseguirono ampi lavori di ristrutturazione, rinnovati nel 1879.

Le reliquie donate dal cardinale Ricciardo Petroni furono sistemate sopra l'altare maggiore entro un armadio secentesco ad ante lignee dipinte, che si apre ogni anno il sabato che precede la domenica in albis. Viene tirato a sorte il nome di un santo, la cui reliquia verrà portata in processione il giorno successivo, e quindi riposta; alla chiusura delle ante il loro scricchiolio rappresenterà un buon auspicio per il raccolto annuale della campagna (festa cosiddetta "dello scricchio").

Il Bosco della Ragnaia

Il Bosco della Ragnaia è un bosco-giardino dall'atmosfera suggestiva.

Sotto i suoi grandi alberi, vi sono cammini, fontane, gongs, colonne di legno e d'acciaio, citazioni antiche e moderne, un oracolo, un momumento al momento presente al centro dell' universo…un posto bello e sconosciuto.
Questa è l'opera dell'artista americano Sheppard Craige, che vive vicino a San Giovanni d'Asso da oltre venti anni.

Published in Vivere Montalcino
Mercoledì, 22 February 2017 10:25

Galleria fotografica

Alcune vedute della Città di Montalcino,  foto di Andrea Rabissi

Published in Vivere Montalcino
Mercoledì, 22 February 2017 09:56

Storia

Montalcino

storia 1

Montalcino è una città medievale, si nomina per la prima volta il 29 dicembre 814 quando Lodovico il Pio, figlio di Carlo Magno concede tutto il territorio in feudo ad Apollinare, Abate di S. Antimo.

L’attuale centro abitato cominciò ad essere edificato nel 930 e qualche secolo dopo, dentro le mura era come lo è attualmente. (Nel montalcinese comunque sono state ritrovate testimonianze dell’età della pietra, del bronzo, della civiltà etrusca.

Una grande fortezza del VI secolo avanti Cristo è stata riportata alla luce in località Civitella, che interessa studiosi italiani e stranieri).
I nostri antenati non edificarono una accozzaglia irregolare di costruzioni ma un abitato originale, signorile, segno di una cultura urbanistica mirata. In questo “irto sito” realizzarono strade “piane e larghe”, piazze “piane e grandi”.

Costruirono nel 1100 oltre quattro chilometri di mura, tredici torrioni a guardia dell’abitato e sei porte.storia 2 Edificarono strutture monumentali, la cattedrale dedicata a S. Salvatore è dell’XI secolo poi ristrutturata in stile neo classico nel 1818. Il palazzo comunale è del XIII secolo (struttura che non scimmiotta nessun altro del genere), della chiesa di S. Agostino si ha notizia fin dal 1227, di quell’epoca sono anche una parte delle logge di piazza, le Fonti Castellane e poco lontano da Montalcino la celebre Abbazia di S. Antimo del secolo XII. La Fortezza, grande struttura militare è trecentesca.

L’impianto urbanistico, ci ricorda molto vagamente le linee di edificazione romana, la strada principale che dal Nord, (oggi Piazza Cavour) raggiunge Porta Cerbaia a Sud – Cardo – Un’altra importante via che parte da località Vignolo, Est raggiunge l’attuale Via Ricasoli ad Ovest – Decumano – di fatto l’abitato è a forma di croce.

 

San Giovanni d'Asso

San Giovanni d'Asso
Piccolo borgo antico che contorna l'imponente, austero castello.

Legato allo scorrere del fiume Asso (affluente dell'Ombrone), che lo attraversa in quasi tutta la sua estensione, il territorio di San Giovanni d'Asso è abitato da tempi immemorabili. Recenti ricognizioni archeologiche effettuate nella località di Pava per esempio hanno scoperto l'esistenza di una insediamento etrusco-romano proprio in prossimità di un guado sull'Asso. Per trovare però notizie documentate sul Comune bisogna risalire all’alto medio evo, quando si hanno notizie della splendida canonica di San Pietro in Villore già dal 714, autentico gioiello dell’arte romanica, le cui forme attuali sono riconducibili al XII secolo.
A caratterizzare maggiormente e dare l'identità medioevale a tutto il territorio sono i suoi due principali castelli. Di quello di San Giovanni si hanno notizie certe già dal XII secolo.
Recenti restauri hanno restituito splendidi affreschi. Sul retro della fortezza si apre la piazza di quello che era il nucleo originario di questo borgo delle Crete, con la bellissima chiesa di San Giovanni Battista. Qui, nell'ottava di Pasqua da trecento anni ha luogo la cosiddetta festa popolare dello Scricchio.

Il castello di Montisi si trova invece sulla sommità dell'antico Monte Ghisi, antica dimora dei conti Cacciaconti di cui rimane ancora una parte del cassero, un grande torrione a forma quadrata. Una cerchia di mura ancora parzialmente visibile circondava il castello ed una strada ellittica, l'attuale Via del Castello, fungeva da cammino di ronda.
L'ultimo feudatario di Montisi Simone Cacciaconti cedette nel 1295 terre e case del borgo allo Spedale di Santa Maria della Scala che in parte trasformò nella splendida Grancia che ancora oggi è possibile ammirare. Proprio per ricordare un episodio storico legato alla figura di Simone Cacciaconti ogni mese di agosto le quattro contrade di Montisi si affrontano nella tradizionale Giostra di Simone in cui i quattro cavalieri cercano di colpire al galoppo con una lancia un buratto con tanto di bersaglio e "flagello".

Altri interessanti castelli due-trecenteschi (rimaneggiati nei secoli successivi) sono quelli posti sui colli occidentali della Valle dell'Asso: il castelletto Accarigi e Castelverdelli.

San Giovanni d'Asso

Un diruto maniero, Montelifrè, con ai piedi un piccolo borgo, si trova nei dintorni di Montisi, mentre su un altro colle a sud-est si trova il caratteristico paesino di Lucignano d'Asso da cui si gode, specialmente al tramonto, una immensa e suggestiva visione delle Crete.
Affacciandosi proprio dal giardino che porta all'ingresso del Museo di San Giovanni d’Asso si profilano antiche edificazioni, si scorge un maniero posto sulla sommità della collina di fronte, leggermente spostato sulla sinistra, ovvero il Castelletto (o Castell'Accarigi) cinto come in un abbraccio da fitti cipressi ed alte mura, in posizione dominante rispetto alla campagna circostante, sorse nei secoli classici dell'incastellamento in Toscana (fra il X ed il XII secolo). Mentre un'altra storica dimora, poco distante, in linea retta, Villa Ferrano, esempio di quel linguaggio architettonico rurale che prese avvio nel Cinquecento - per durare alcuni secoli - con la grande diffusione delle ville nella campagna toscana e che originò, spesso, la trasposizione della stessa tendenza costruttiva nell'architettura delle case coloniche.

Da non perdere il piccolo borgo e il castello di Monterongriffoli che sorge sulla sommità di una collina, ad una altezza di circa 300 metri sul livello del mare, in posizione isolata, e raggiungibile solo attraverso una strada a sterro.
Il paesaggio circostante è quello tipico della campagna a Sud di Siena, caratterizzato dalla presenza di scoscesi pendii, alternati a boschi che crescono rigogliosi lungo i fossi e circondati da campi coltivati.
ll cassero di Monteron Grifoli riposa sopra una specie di zoccolo coperto di tufo alquanto sollevato dalla cresta della sottostante collina calcarea.

Nel distretto di Monterongrifoli si sono scoperte, a partire dal 1518, urne etrusche, iscrizioni sepolcrali romane ed altri reperti antichi.
Testimonianze tendenti a dimostrare che questa contrada doveva essere ben popolata fin dall'antichità.
A conferma di ciò l'esistenza di tre antiche pievi in un ambito territorialmente ristretto. Inoltre il naturalista Baldassarri trovò un acquedotto sotterraneo nelle vicinanze di Monteron Grifoli con concrezioni calcaree di singolare struttura.

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Published in Vivere Montalcino
Mercoledì, 12 October 2016 16:08

Archeologia

archeologia muraI siti archeologici pre-etruschi, nell’ambito del nostro territorio comunale, di rilevanza nazionale sono due. Uno in prossimità del podere dei Vadossi a nord, riguarda l’età della pietra, i suoi numerosi reperti, comprendenti una amigdala, raschiatoi, punte rurali, bulini, ecc... sono circa duecento e coprono un vasto periodo storico di oltre diecimila anni. Per queste ragioni gli studiosi della materia hanno formulato l’ipotesi che il sito fosse una specie di officina litica.

archeologia bucoAltre due amigdale sono state trovate nei dintorni di Pievecchia ai piedi della collina verso nord. L’altro sito è ubicato nelle cave di Castelnuovo dell’Abate denominate “porsia” e più precisamente nella zona chiamata la “Buca di Sant’Antimo”. In quella specie di pozzo, che sprofonda nel terreno oltre dieci metri, il celebre archeologo Ferrante Rittatore condusse alcune campagne di scavo fino a quando un incidente interruppe le ricerche che erano state quanto mai proficue.

Esse riguardavano l’età del bronzo ed avevano accertato già due importanti eventi; uno riguardava la scarnificazione di due cadaveri a mezzo del fuoco, l’altro che quella popolazione aveva già rapporti commerciali con la cultura di Serra d’Alto in Puglia. Il fatto è accertato e documentato dal reperimento di un vaso appartenente a quelle culture, oggi esposto al museo archeologico di Firenze. Il periodo dell’età del bronzo nel quale sono stati stimati reperti di cui si parla risale intorno al terzo millennio a.c.

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Published in Vivere Montalcino
Martedì, 21 February 2017 16:07

Origini

origini rosoneMontalcino, colle incantato e ricco di storia, conserva ancora oggi la sua dignità, una delle componenti che ne alimentano il fascino.

I primi segni di un insediamento urbano in questo territorio, alcune suppellettili in pietra (armi ed arnesi usati dalle popolazioni preistoriche) databili al 31000-30000 a.C., sono state rintracciate nelle campagne circostanti.

Alcuni studiosi affermano che dalle testimonianze scritte di Tito Livio e Polibio risulterebbe che sul colle, sul quale sorge oggi Montalcino, sotto il consolato di Lucio Emilio e Caio Attilio, si rifugiarono alcuni soldati romani per sfuggire all’esercito dei Galli. E’ certo comunque che nei dintorni di Montalcino, numerosi ritrovamenti archeologici hanno consentito di tracciare una mappa degli insediamenti risalenti all’epoca etrusca e romana.

Non si hanno notizie sicure dell’ età in cui sorse il primo insediamento in Montalcino: di certo sappiamo che nel periodo alto-medievale i saccheggi e le invasioni perpetrate dai barbari nell’entroterra e dai saraceni nelle città marittime (Roselle 935), spinsero gli abitanti di questi centri a cercare una sistemazione più sicura nell’interno della regione.

La nascita di Montalcino si può quindi far risalire intorno al X secolo, anche se esiste un precedente documento (715), firmato dal re dei Longobardi Liutprando, nel quale si cita la contesa tra la Diocesi di Siena e quella di Arezzo per il possesso di alcune pievi esistenti nel territorio montalcinese.

Abbiamo inoltre testimonianza che nell’814 Ludovico il Pio concesse la giurisdizione su Montalcino all’Abbazia di Sant’Antimo.

Per la sua posizione strategica, Montalcino divenne nel 1110 una roccaforte della Repubblica di Siena che la fortificò con possenti mura in occasione della guerra contro Orvieto e Montepulciano. Fino alla prima metà del XIII secolo, Siena e Firenze si alternarono nella dominazione di questo centro; nel 1211 fu stipulato un accordo tra l’Abate di Sant’Antimo, i Senesi e gli abitanti di Montalcino, che prevedeva la cessione di una parte del territorio ilcinese a Siena. Nel 1252 Montalcino è di nuovo libera dalla dominazione senese ed alleata coi fiorentini che la difesero con successo dall’assedio posto dai senesi per impadronirsi della cittadina.

La situazione si delineò definitivamente con la battaglia di Montaperti (4 settembre 1260), vinta dalla coalizione ghibellina toscana capeggiata da Siena contro i guelfi fiorentini, in conseguenza della quale Montalcino entrò definitivamente nell’orbita d’influenza senese. Dovette passare un secolo tuttavia affinché i montalcinesi diventassero a tutti gli effetti cittadini della Repubblica di Siena (1361) e ottenessero agevolazioni di dazi e gabelle. Siena fece così del luogo un importante caposaldo difensivo, costruendo in soli due anni la rocca (1361-1363), simbolo della dominazione senese in Montalcino e rinforzando notevolmente le mura difensive.

Nel 1462 Montalcino fu elevata al grado di città ed eretta a diocesi insieme a Pienza da Papa Pio II Piccolomini.

Nel 1553 la cittadina subì l’ultimo grande assedio della sua storia da parte della milizie di Carlo V, alleate dei Medici e capeggiate da Don Garcia di Toledo. Nel 1555, quando Siena, protetta dai francesi, capitolò alle truppe medicee, famiglie di esuli senesi guidate da Pietro Strozzi, fondarono la Repubblica di Siena in Montalcino che ebbe vita fino al 1559; in quell’anno infatti con il Trattato di Cateau Cambrésis, venne stipulata la pace tra Francia e Spagna ed i relativi alleati; la Repubblica di Siena, di cui Montalcino faceva parte, fu annessa definitivamente al Granducato di Toscana, di cui da allora in poi la cittadina seguì le vicende fino all’annessione al Regno d’Italia, avvenuta con il plebiscito del 1860.

 

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Published in Vivere Montalcino